Cari colleghi,
mi scuso di non essere intervenuto prima a proposito della scioccante
notizia riguardo le dimissioni di Mario Meliadò.
Sono fermamente convinto della necessità di un ritorno in panchina
del nostro storico rivale.
Le dimissioni non sono altro che un esercizio del potere unilaterale
della parte di sciogliere un rapporto di lavoro. A differenza del
licenziamento, la dimissione è atto di responsabilità e onestà
intellettuale del soggetto recedente, poichè si preferisce la
perdita del lavoro alla comoda attribuzione dello stipendio, nonostante
i risultati lavorativi non giustifichino la percezione dello stesso.
In prima istanza, dunque, non posso far altro che elogiare la virtù
dell'annoso rivale Meliadò.
Detto qusto ho il dovere di fare alcune rimostranze.
Ho già avuto modo di spiegare come le dimissioni siano espressione
di un diritto potestativo in capo a un soggetto, esercizio di libertà
riconosciuto dalla legge. Nulla può andare contro la libertà
del soggetto recedente se, tale esercizio, è conforme alle disposizioni
del nostro ordinamento. Ma in questa sede ho il dovere di contrapporre
ad un legittimo esercizio di libertà un equipollente diritto:
io, Pres. Catalano, rifiuto le dimissioni dell'amico Meliadò.
Non accetto che, un pluripremiato manager, possa perdere il lavoro
a causa di scarsi risultati ottenuti in un solo girone di campionato.
Il mio codice etico mi impone di agire apertamente e con una comunicazione ufficiale.
Troppo comodo sarebbe far finta di niente e accettare l'autoesclusione
di un membro fondamentale della lega. Invito tutti i presidenti ad esprimersi
in proposito. Meliadò io le restituisco il biglietto! A lei, ovviamente la scelta definitiva.
A presto,
Paolo Catalano
mi scuso di non essere intervenuto prima a proposito della scioccante
notizia riguardo le dimissioni di Mario Meliadò.
Sono fermamente convinto della necessità di un ritorno in panchina
del nostro storico rivale.
Le dimissioni non sono altro che un esercizio del potere unilaterale
della parte di sciogliere un rapporto di lavoro. A differenza del
licenziamento, la dimissione è atto di responsabilità e onestà
intellettuale del soggetto recedente, poichè si preferisce la
perdita del lavoro alla comoda attribuzione dello stipendio, nonostante
i risultati lavorativi non giustifichino la percezione dello stesso.
In prima istanza, dunque, non posso far altro che elogiare la virtù
dell'annoso rivale Meliadò.
Detto qusto ho il dovere di fare alcune rimostranze.
Ho già avuto modo di spiegare come le dimissioni siano espressione
di un diritto potestativo in capo a un soggetto, esercizio di libertà
riconosciuto dalla legge. Nulla può andare contro la libertà
del soggetto recedente se, tale esercizio, è conforme alle disposizioni
del nostro ordinamento. Ma in questa sede ho il dovere di contrapporre
ad un legittimo esercizio di libertà un equipollente diritto:
io, Pres. Catalano, rifiuto le dimissioni dell'amico Meliadò.
Non accetto che, un pluripremiato manager, possa perdere il lavoro
a causa di scarsi risultati ottenuti in un solo girone di campionato.
Il mio codice etico mi impone di agire apertamente e con una comunicazione ufficiale.
Troppo comodo sarebbe far finta di niente e accettare l'autoesclusione
di un membro fondamentale della lega. Invito tutti i presidenti ad esprimersi
in proposito. Meliadò io le restituisco il biglietto! A lei, ovviamente la scelta definitiva.
A presto,
Paolo Catalano